Non sempre le campagne pubblicitarie o di divulgazione hanno effetti positivi.
Come insegnano le ricerche di Psicologia Sociale, degli Atteggiamenti e della Persuasione, a volte si ha il cosiddetto "Effetto Boomerang" o Teoria della Reattanza di Jack Brehm (1966) , cioé si ottiene l'effetto opposto a quello sperato.
E' quello che sta accadendo in queste ore con la campagna pubblicitaria del Ministero della Salute voluta dal Ministro Lorenzin sulla fertilità, il cosiddetto "Fertility Day".
Nella teoria di Brehm, la Reattanza indica la motivazione a riaffermare la propria identità di persona libera. Secondo le ricerche di questo autore, quando il messaggio è troppo perentorio l'atteggiamento di chi lo riceve non solo non si modifica nella direzione voluta, ma si verifica un rigetto tale da provocare un atteggiamento negativo, l'effetto boomerang, appunto.
Nei messaggi del Ministero della Salute, con un sito web e delle "cartoline", cioé delle immagini con dei messaggi brevi, si voleva ottenere una sensibilizzazione sulla questione della fertilità.
Tuttavia si è fatta probabilmente confusione fra la questione puramente sanitaria, che avrebbe dovuto avere delle comunicazioni precise, con la questione culturale e alcuni pregiudizi.
Il messaggio che è nato da queste comunicazione è divenuto una critica a chi non vuole avere figli, a chi non ne può avere per motivi di salute, alle donne che si impegnano nella loro carriera lavorativa e a chi non è economicamente abbastanza stabile da avere figli.
Una nota di alcuni psicologi, fra cui la scrivente, riassume alcuni fra i punti più critici dell'iniziativa:
LETTERA APERTA ALLA MINISTRA LORENZIN
Critiche alle donne, richieste di fare figli in giovane età (quando il livello di disoccupazione è più alto), foto e slogan rigidi, hanno quindi provocato un'ondata di sdegno e polemiche, tanto che il sito web del #fertilityday (
http://www.fertilityday2016.it/) è stato chiuso, lasciando semplicemente una immagine (all'inizio c'era una scritta di "Access Denied".
Eppure era prevedibile, dal momento che il messaggio, così come descritto nella Teoria della Reattanza di Jack Brehm già nal 1966, minava "l'identità di persona libera", perché recava una critica alle scelte e/o ai vissuti altrui, e non poteva che portare a questo risultato.
Se si aggiunge poi che i costi di questa sfortunata campagna di sensibilizzazione sono pagati con soldi pubblici, l'effetto boomerang si carica ulteriormente di altri pesi.