Che lo stalker possa arrecare una danno non patrimoniale alla vittima delle sue persecuzioni è un dato che ci sembra lapalissiano.
Tra l'altro, negli ultimi giorni si è temuto che con la nuova riforma penale, lo stalking, ovverlo il reato di "Atti perseutori" (612 bis c.p.), fosse depenalizzato a fronte di un risarcimento, ma fortunatamente sembra che ci sia stato un fraintendimento [1].
Tuttavia la dimostrazione di un vero e proprio danno psichico a seguito del suddetto reato è tutt’altro che scontata.
Come emerge dagli studi di Kamphuis e Emmelkamp[2], due psicologi ricercatori dell'Università di Amsterdam, specializzati sulle conseguenze di crimini violenti, circa i 2/3 delle vittime di stalking (campione di 200 persone) mostra sintomi psicopatologici a seguito della vittimizzazione.
Vi sono però due punti critici da affrontare, dal punto di vista psico-giuridico:
1. la diagnosi di un disturbo mentale compatibile con l'azione di reato subita;
2. la dimostrazione del "nesso causale" fra danno e azione illecita.
Per il primo punto, non parla unicamente del Disturbo Post Traumatico da Stress; i possibili disturbi collegati ad un'azione prolungata e lesiva come quella dello stalking possono essere diversi.
Non solo. Molte psicopatologie "compensate" cioé la vittima aveva raggiunto un equilibrio che il reato riesce a rompere.
Merzagora Betsos e Pettorossi[3] citando Lorettu e coll, 2004, parlano della tipica triade sintomatologica associata a questo tipo di crimine, nelle vittime, caratterizzata da:
a) hopelessness (mancanza di speranza)
b) helplessness (senso di non poter essere aiutati)
c) worthlessness (sentimento di autosvalutazione)
Ma possiamo avere Disturbi dell'Umore, Disturbi D'Ansia, sintomi dissociativi, deliri, ecc...
Molto importante è anche l'età della vittima.
Infatti, se parliamo di un'età giovane, al di sotto dei 30 anni, possiamo avere anche disturbi di personalità (es. paranoico, dipendente, ecc..) o, come si accennava prima, scompensi relativi ad assetti personologici non francamente patologici prima del reato.
La valutazione psicologica, quindi, deve essere fatta con molta attenzione e da uno psicologo esperto in ambito peritale, che utilizzi metodi diagnostici considerati validi per la comunità scientifica e di frequente uso psico-giuridico.
Per quanto riguarda, invece, è utile ricordare che il danno psichico è sempre “concausato”.
In altre parole, poiché non tutti i soggetti esposti alla stessa sollecitazione causata da questo tipo di reato avranno le stesse conseguenze psichiche, è chiaro che esistono soggetti più o meno predisposti.
Di questo la legge ne tiene debitamente conto, ma deve essere chiaro anche a chi si occupa della valutazione psicodiagnostica.
Il peggioramento o l’insorgenza di una psicopatologia deve avere uno stretto legame con le azioni di stalking.
Devono quindi essere raccolte anche le informazioni della vita della vittima prima di subire il reato, in modo da dimostrare che, senza il comportamento illecito, non avrebbe mai subito i cambiamenti peggiorativi che, al momento della diagnosi, si osservano.
La considerazione del danno è quindi una sorta di differenza, un delta, che necessita della descrizione della condizione psicologica prima e dopo il reato.
[1] http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2017/06/28/ASPWkQ7H-stalking_polemica_depenalizzazione.shtml
[2] Stalking--a contemporary challenge for forensic and clinical psychiatry, PubMed, Br J Psychiatry. 2000 Mar;176:206-9
[3] Rassegna Italiana di Criminologia, Stalking e danno psichico, Anno III, n.3, 2009